IL RISCHIO ONCO-GINECOLOGICO NELLA CHIRURGIA DEL PROLASSO PELVICO: IL NOSTRO SCHEMA DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO

Giovanni Scambia a, Giuseppe Campagna  a, Andrea Morciano a, Mauro Cervigni a.
a  Department of Obstetrics and Gynaecology, Catholic University of the Sacred Heart, Rome, Italy

INTRODUZIONE: L’isterectomia e la chirurgia ricostruttiva sono procedure convenzionalmente praticate per il prolasso pelvico. Tuttavia, negli ultimi anni, è emerso un trend verso la preservazione dell’utero, introducendo un problema cruciale nella chirurgia del pavimento pelvico: il rischio di malignità.
L’approccio conservativo è associato ad una riduzione dei tempi operativi, ad una riduzione delle complicanze chirurgiche e delle erosioni da mesh. In aggiunta, una sempre più alta proporzione di donne preferisce una preservazione uterina rispetto all’isterectomia.
PROPOSTA CLINICA: Il primo approccio al prolasso pelvico, secondo il nostro schema clinico, parte da un’accurata valutazione anamnestica della paziente. Una storia familiare di tumore ginecologico deve indirizzare verso un attento screening per sindromi ereditarie, come nel caso di mutazioni BRCA 1-2 o di Sindrome di Lynch. In tali pazienti il nostro approccio prevede il ricorso ad una isterectomia totale con eventuale annessectomia bilaterale, qualora l’età e la volontà della paziente lo consentano. Nei casi di storia familiare negativa, sarà fondamentale una stretta valutazione dei segni e sintomi concomitanti. In caso di presenza di perdite ematiche uterine, iperplasia endometriale, displasia cervicale o masse annessiali l’approccio consigliato rimane non conservativo. In pazienti asintomatiche con negatività ecografica, isteroscopica e citologica cervicale, invece, il nostro schema clinico prevede la possibilità di una conservazione dell’utero/cervice uterina. L’isteroannessectomia può comunque essere praticata con finalità profilattiche in queste pazienti.
CONCLUSIONI: L’età delle pazienti maggiormente affette da prolasso del pavimento pelvico è quella a maggior rischio di neoplasia uterina e, pertanto, l’approccio conservativo in pazienti con prolasso pelvico può essere considerato solo dopo una accurata valutazione della storia familiare e dei segni e sintomi concomitanti.