Giuliano Carlo Zanni1, Cristiana Nardi2, Gabriele Falconi3.
1,3 UOC di Ginecologia e Ostetricia Ospedale “San Bortolo” ULSS n. 8, Viale Rodolfi, 37 - 36100 Vicenza (Italia) Vicenza
2 Corso di Specializzazione in Ginecologia e Ostetricia - Università degli studi di Padova, Scuola di Medicina e Chirurgia, Via Giustiniani, 2 - 35128
Padova (Italia).
Topic: Chirurgia ricostruttiva del pavimento pelvico
Abstract
Scopo. L’approccio alla chirurgia ricostruttiva del prolasso genitale è variato notevolmente nell’ultimo decennio, condizionato soprattutto
dall’avvento della laparoscopia che ha reso riproducibili i risultati ottenuti dall’approccio addominale a cielo aperto e dall’utilizzo delle protesi/mesh
introdotte con lo scopo di ridurre i tassi di recidiva registrati con l’utilizzo del solo tessuto nativo. Negli ultimi anni si è assistito ad un incremento
dell’utilizzo della tecnica laparoscopica (1) con il relativo posizionamento di mesh per via addominale e ad una riduzione dell’utilizzo di mesh per via
vaginale (2), soprattutto dopo le notifiche riguardanti le complicanze relative al loro utilizzo rilasciate dall’US FDA nel 2008 e nel 2011.
Abbiamo analizzato i casi operati negli ultimi 12 anni da un unico operatore esperto1, responsabile di un servizio di uroginecologia di riferimento
provinciale.
La nostra analisi si propone l’obiettivo di verificare l'utilizzo di mesh prima e dopo il 2011 (Tab. 1) e la percentuale relativa tra interventi effettuati
per via vaginale rispetto a quelli effettuati per via addominale (Tab. 2).
Materiali e metodi. Abbiamo individuato 549 pazienti sottoposte a correzione chirurgica del prolasso con l’utilizzo o meno di protesi
dal 1/1/2005 al 31/10/2016 dallo stesso primo operatore tramite la ricerca dei codici DRG. Non è stata considerata l’attività operatoria effettuata dal
7/2007 all’10/2010 perché il primo operatore svolgeva le funzioni di direttore di UOC in altra sede.
Dopo aver controllato la descrizione dell’atto operatorio abbiamo escluso due pazienti operate d’isterectomia vaginale isolata. Il campione di studio
era formato da 547 pazienti di cui 498 erano operate per via vaginale (215 con mesh costituivano il gruppo “VM” e 283 senza l’utilizzo di mesh costituivano
il gruppo “V”), 33 per via addominale laparoscopica e 16 per via combinata con posizionamento della mesh per via vaginale e sua sospensione al sacro per
via laparoscopica (Vaginal Assisted Laparoscopic Sacrocolpopexy - VALS). La correzione per via addominale avveniva sempre in laparoscopia, con l’utilizzo
di mesh e con la loro sospensione al promontorio del sacro per cui abbiamo ritenuto opportuno considerare le 49 pazienti operate con laparoscopia (isolata
o combinata alla via vaginale) nell’unico gruppo “A”. Abbiamo poi diviso la popolazione studiata in base all’anno della chirurgia individuando due periodi:
dal 2005 al 2011 e dal 2012 al 2016 (Tab 1).
Tab 1:
|
ETA’ |
2005-2016 |
2005-2011 |
2012-2016 |
||||
|
Interventi per la Correzione del Prolasso |
69.9±10.9 |
547 |
% |
209 |
% |
338 |
% |
A |
ADDOMINALE (LPS) con MESH |
61.8±9.3 |
49 |
8.96 |
1 |
0.47 |
48 |
14.2 |
VM |
VAGINALE con MESH |
70.2±10.4 |
215 |
39.31 |
121 |
57.89 |
94 |
27.8 |
V |
VAGINALE senza MESH |
71.0±11.2 |
283 |
51.74 |
87 |
41.63 |
196 |
57.98 |
Risultati.
Abbiamo verificato l’utilizzo delle mesh negli interventi di correzione del prolasso (Tab. 2) e l’approccio Addominale e Vaginale alla Correzione del
Prolasso (Tab. 3) prima e dopo il 2011
Tab. 2:
Interventi per la Correzione del Prolasso |
2005-2016 |
% |
2005-2011 |
% |
2012-2016 |
% |
No Mesh (V) |
283 |
51.74 |
87 |
41.63 |
196 |
57.98 |
Sì Mesh |
264 |
48.2 |
122 |
58.37 |
142 |
42.02 |
(VM) |
215 |
81.44 |
121 |
99.18 |
94 |
66.2 |
(A) |
49 |
18.56 |
1 |
0.82 |
48 |
33.8 |
Tab. 3:
Interventi per la Correzione del Prolasso |
2005-2016 |
% |
2005-2011 |
% |
2012-2016 |
% |
ADDOMINALI (A) |
49 |
8.96 |
1 |
0.48 |
48 |
14.2 |
VAGINALI (VM+V) |
498 |
91.04 |
208 |
99.52 |
290 |
85.8 |
L’approccio addominale per la correzione dei difetti della statica pelvica è stato esclusivamente laparoscopico.
Il primo operatore(1) ritiene che l’attività operatoria svolta nel periodo 7/2007-10/2010 possa rispecchiare l’approccio chirurgico rilevato dai dati
corrispondenti al periodo 2005-2011.
Si rileva come dopo il 2011 l’utilizzo delle mesh si sia ridotto (dal 58.4% al 42%) con un’inversione speculare rispetto agli interventi che non prevedevano
l’utilizzo di mesh (dal 41.6% al 58%). Tale decremento è ancor più significativo se si considera che mentre dal 2005
al 2011 solo 1 protesi su 100 era posizionata per via addominale, dal 2012 al 2016 ben 1 su 3 veniva posizionata laparoscopicamente.
Conclusioni. Nella nostra istituzione la riduzione del ricorso alla chirurgia protesica vaginale per un maggior utilizzo di quella con
tessuto nativo e di quella protesica laparoscopica ricalca il trend registrato a livello internazionale dopo la notifica dell’US FDA nel 2011 pur mantenendo
un ruolo significativo.
Bibliografia