Il trattamento del rettocele mediante la tecnica del punto trasfisso sequenziale (TPTS): risultati e gradimento di una coorte di 100 pazienti

Fabio Gaj (1), Ivano Biviano (1), Jacopo Andreuccetti (2), Marco Bellucci (1)
(1) Policlinico Umberto I - Università degli Studi di Roma "La Sapienza" (2) Ospedale San Camillo - Trento

Introduzione: Il rettocele è un’erniazione della parete anteriore del retto che protrude ventralmente contro la parete posteriore della vagina. Con un’incidenza del 18,6 % tra i 50 e i 79 anni, è il secondo POP (Pelvic Organ Prolapse) più frequente dopo il cistocele (34,3%). Frequentemente asintomatico, nei casi manifesti si presenta con senso d’incompleto svuotamento, ricorso a manovre digitali, evacuazione in più tempi, senso di blocco al passaggio e senso d’impossibilità a rilassare la zona sfinteriale. Scarsa è la correlazione tra la lesione anatomica rilevata all’imaging e la sintomatologia riferita.

Obiettivo dello studio: La TPTS è una tecnica originale ad approccio transanale per la correzione mini-invasiva del rettocele sintomatico in assenza di prolasso mucoso del retto. Con questo studio abbiamo cercato di valutarne l’efficacia indagando le variazioni della sintomatologia riferita dalle pazienti ex ante ed ex post, e la loro soddisfazione circa il risultato percepito.

Materiali e Metodi: Nell’aprile 2016 abbiamo intervistato telefonicamente 100 pazienti trattate con un questionario costituito da 3 score: ODS score per l’ostruita defecazione, Wexner score per l’incontinenza fecale e lo score di Roma III per la stipsi funzionale, dal quale abbiamo estratto i 5 sintomi più significativi precedentemente elencati. Analizzando il periodo ex post abbiamo sottoposto alle pazienti altri due score da noi ideati: un primo per le complicanze post operatorie e un secondo per il grado di soddisfazione. L’analisi statistica è stata condotta mediante calcolo degli indici di dispersione, intervalli di confidenza al 95%, Test t di Student e Chi2 di McNemar.

Risultati: Ad eccezione dello score di Wexner, per gli altri 6 sintomi esaminati sono state evidenziate differenze statisticamente significative, testimoniate dalla mancata sovrapposizione degli intervalli di confidenza e dai p-value < 0,05. Delle 100 pazienti intervistate 72 si sono definite soddisfatte del risultato. Questo gruppo è stato posto poi a confronto con quello delle “non soddisfatte”, ed è stato evidenziato un miglioramento statisticamente significativo per 4 dei sintomi esaminati. Ciò attesta che coloro le quali hanno indicato un giudizio positivo, hanno effettivamente sperimentato un miglioramento.


Conclusioni: La TPTS è una tecnica efficace, con miglioramento della sintomatologia nel 76% delle pazienti. È una tecnica sicura per la sua mini‑invasività, che limita il rischio di complicanze e favorisce un rapido ritorno alle normali attività quotidiane, e, grazie all’impiego di un retrattore metallico di dimensioni ridotte, non aumenta l’incidenza dell’incontinenza fecale post-operatoria, la cui comparsa presenta un rischio del 4% negli interventi ad approccio transanale.