IL CENTRO DELLA CONTINENZA: L’ESPERIENZA DI IMOLA

AUTORI: E. Emili1 , F. Costa1, A. Di Silverio1, M. Ghini1, M. Malizia1, G. Gentile2, F. Mengoni2, A. Savini2, G. Vagliani1,
1U.O. Urologia Imola.

2Policlinico S. Orsola Malpighi, Clinica Urologica, Bologna
INTRODUZIONE:  L’incontinenza urinaria rappresenta una delle sfide più intriganti che si pongono all’Urologo nella pratica clinica quotidiana, sia per quanto riguarda l’inquadramento diagnostico che per quanto concerne il ventaglio delle opzioni terapeutiche. Entrambe questi aspetti sono gestiti in maniera ottimale, al giorno d’oggi, in un numero ancora limitato di centri, tra cui la U.O. Urologia dell’Azienda Ospedaliera di Imola spicca tra i centri di riferimento a livello regionale.
OBIETTIVI:  Presentare l’attività del “Centro della continenza” di Imola.
MATERIALI E METODI: Nel periodo 2008-2014 sono stati visitati 2200 pazienti, giunti alla nostra osservazione per incontinenza urinaria. Di questi, 1920 (80%) di sesso femminile, e 280 (20%) di sesso maschile. Tutti i pazienti di sesso femminile sono stati sottoposti ad inquadramento diagnostico completo,  l’esame urodinamico è stato riservato solo a 70 pazienti maschi (25%), in quanto l’85% della popolazione maschile (210 casi) presentava incontinenza urinaria post chirurgica. L’età media per i maschi risulta di anni 70, quella delle femmine di anni 65. Il follow up, sia in caso di trattamento conservativo che di intervento chirurgico, è consistito in visite ambulatoriali di controllo, a cadenza di 2, 4, 6 mesi, con valutazione delle condizioni cliniche ed esecuzione di esame obiettivo e valutazione del residuo post minzionale.
DISCUSSIONE: Dei 210 pazienti di sesso maschile giunti alla nostra attenzione per incontinenza urinaria post chirurgica, 30 (14 %) sono stati sottoposti a posizionamento di protesi sfinteriale, mentre 180 (86%) hanno tratto giovamento da cicli ripetuti (in media 2) di FES. In 4 casi (13%) si è assistito a complicanze connesse alla protesi sfinteriale (2 casi di estrusione, 1 di infezione della protesi, 1 di malfunzionamento della protesi), risolti con l’asportazione del device ed il reimpianto a circa 60 gg di distanza. L’ 85% della popolazione maschile, con evidenza di incontinenza urinaria ad etiologia idiopatica, presentava, nel 90% dei casi, sintomatologia riconducibile ad ipertrofia prostatica (trattata per via endoscopica, nel 90% dei casi, o con intervento chirurgico di adenomectomia transvescicale, nel rimanente 10%), mentre il 10% della popolazione in esame presentava incontinenza urinaria da urgenza, risolta nella quasi totalità dei casi con terapia medica antimuscarinica. Per quanto riguarda la popolazione di sesso femminile, in 768 casi (40%) vi era incontinenza urinaria da sforzo, nel 30% (576)  a prevalente genesi urgenziale, e le rimanenti 576 (30 %) presentavano incontinenza urinaria di tipo misto. Del primo gruppo, il 20% delle pazienti è stato sottoposto ad intervento chirurgico correttivo: 5% TVT, 75% TOT, 20% MiniSling, con risoluzione della sintomatologia nel 90-95% dei casi, mentre la popolazione caratterizzata da urge incontinence ha beneficiato, nell’80% dei casi, di terapia antimuscarinica, mentre, nel rimanente 25% dei casi, è stato necessario ricorrere a cicli di FES. Le pazienti con incontinenza urinaria di tipo misto hanno tratto  giovamento nel 60% dei casi da terapia antimuscarinica, mentre, nel rimanente 40%, persiste una mderata incontinenza urinaria, a prevalente componente urgenziale, che viene giudicata priva di significativo impatto sulla qualità di vita.
CONCLUSIONI: L’U.O. di Urologia di Imola, con la sua casistica e l’esperienza maturate nel periodo 2008-2014, si pone come centro di riferimento nell’inquadramento e nella gestione della incontinenza urinaria, sia maschile che femminile.